La Corea del Sud e il Giappone hanno raggiunto un accordo per quanto riguarda la questione delle donne sudcoreane che furono costrette a lavorare durante la seconda guerra mondiale come 'donne di conforto' nei bordelli giapponesi.
Quello appena stretto è il primo accordo su tale controversia dal 1965. Inoltre, nel 1993 il Giappone aveva riconosciuto la sua responsabilità in una dichiarazione dell'allora capo di Gabinetto Yohei Kono.
Il Giappone offrirà le sue profonde scuse e pagherà 1 miliardo di yen (8,3 milioni di dollari, 5,6 milioni di sterline, o 7,57 milioni di euro al cambio attuale) - l'importo che la Corea del Sud aveva chiesto - per risarcire le vittime.
La questione è stata per molti anni la causa fondamentale delle tese relazioni tra i due paesi in quanto la Corea del Sud ha sempre chiesto al Giappone le sue profonde scuse e una compensazione per le vittime.
Al momento, solo 46 ex "donne di conforto" sono ancora vive in Corea del Sud.
L'annuncio è arrivato dopo che il ministro degli Esteri giapponese Fumio Kishida è giunto a Seoul per tenere dei colloqui con il suo omologo Yun Byung-se, a seguito delle iniziative per accelerare la risoluzione della controversia.
Si stima che fino a 200.000 donne furono costrette a lavorare come schiave sessuali per i soldati giapponesi durante la seconda guerra mondiale. Molte di loro erano coreane mentre le altre provenivano dalla Cina, dalle Filippine, dall'Indonesia e da Taiwan.
Secondo l'accordo:
- Il Giappone darà 1 miliardo di yen alle ex donne di conforto, che il governo della Corea del Sud gestirà
- Il denaro sarà versato dopo che il primo ministro giapponese offrirà le sue scuse e avrà accettato la "profonda responsabilità" della questione
- La Corea del Sud ha riferito che potrebbe ritenere la questione risolta in modo "definitivo e irreversibile" se il Giappone manterrà le sue promesse
- La Corea del Sud prenderà in considerazione la rimozione della statua che simboleggia le donne di conforto eretta dagli attivisti davanti all'ambasciata giapponese a Seoul nel 2011
- Entrambi i paesi hanno convenuto di astenersi dal criticare l'un l'altro su questo tema nella comunità internazionale.
Dopo i colloqui, il ministro degli Esteri giapponese Fumio Kishida ha riferito ai giornalisti che il primo ministro del Giappone Shinzo Abe ha offerto le sue sincere scuse.
"Il primo ministro Abe ha espresso nuovamente le sue più sincere scuse e rimorso verso tutte le donne che come donne di conforto hanno dovuto subire esperienze incommensurabili e dolorose e che hanno sofferto a causa di ferite fisiche e psicologiche incurabili ", ha dichiarato Kishida.
Nella dichiarazione non si afferma esplicitamente che le "donne di conforto" riceveranno un risarcimento in modo diretto, ma che il fondo fornirà "supporto" e finanzierà "progetti per il recupero dell'onore e della dignità e la guarigione delle ferite psicologiche".
Una vittima del sistema di schiavitù sessuale giapponese di 88 anni, Lee Yong-soo, ha affermato alla BBC: "Mi chiedo se i colloqui abbiano avuto luogo tenendo davvero in considerazione le vittime. Noi non cerchiamo soldi. Ma se i giapponesi hanno commesso dei crimini, dovrebbero offrire una compensazione ufficiale da parte del governo in modo diretto..."
Un'altra ex "donna di conforto" di 88 anni, Yoo Hee-nam, ha sostenuto: "Se ripenso al mio passato, abbiamo vissuto una vita privata dei nostri diritti fondamentali in quanto esseri umani, per questo non potrei mai essere completamente soddisfatta". "Ma aspettavamo da molto tempo che il governo della Corea del Sud risolvesse il problema a livello legale. Dal momento che il governo ha lavorato duramente per risolvere la questione entro la fine dell'anno, voglio seguire la direzione del governo".
All'inizio dell'anno, la presidente della Corea del Sud aveva chiesto una risoluzione della questione delle "donne di conforto" entro la fine dell'anno, per commemorare il 50esimo anniversario delle relazioni diplomatiche tra i due paesi. Tuttavia, pochi credevano che tale controversia potesse essere risolta in modo rapido.
Non è chiaro se l'ammissione di responsabilità da parte del Giappone sia legata a questioni legali o umanitarie. Inoltre, l'offerta di 1 miliardo di yen di Tokyo è stata descritta come una misura per aiutare le donne ma non sarà a titolo di risarcimento diretto del governo.
Le decine di donne sopravvissute hanno chiesto scuse formali specificatamente indirizzate ad ognuna di loro e un risarcimento diretto. Le vittime hanno affermato che le passate espressioni di rammarico sono solo metà del dovere e non le considerano sincere.
La Corea del Sud ha riferito che dopo i colloqui la presidente Park Geun-hye ha parlato al telefono direttamente con il primo ministro giapponese Abe.
Cr: BBC, Yonhap
Tr: Ciao Korea