Il ministro della difesa sudcoreano ha annunciato un piano d'emergenza che prevede un possibile ricorso alla forza per garantire la sicurezza dei suoi cittadini che lavorano a Kaesong, il complesso industriale in territorio nordcoreano, dove operano però decine di aziende del Sud e 53 mila lavoratori nordcoreani. L'area, l'unica sulla quale esista al momento una condivisione fra Nord e Sud, è stata chiusa da Pyongyang per ritorsione contro le manovre di Seoul e Usa.
Il ministero sudcoreano per l'Unificazione ha invitato invece Pyongyang a "normalizzare immediatamente" il traffico tra i due Paesi. Se Pyognyang "persiste nel suo atteggiamento, deve essere consapevole delle ripercussioni delle sue azioni sulle relazioni intercoreane e sulle critiche e l'isolamento dalla comunità internazionale", ha rimarcato il ministero auspicando la rimozione "immediata" delle restrizioni.
La crisi su Kaesong ha avuto un'impennata improvvisa stamattina quando le autorità di Pyongyang hanno prima ritardato e poi sospeso l'ingresso dei lavoratori sudcoreani nell'area industriale. Quasi duecento dipendenti e oltre 150 autotreni provenienti dal Sud sono stati rimandati indietro. La Corea del Nord ha notificato al Sud il divieto di ingresso al distretto, consentendo solo a quelli già presenti di poter tornare a casa. "Il governo della Corea del Sud si rammarica profondamente per il divieto di ingresso e sollecita una pronta revoca", ha commentato il portavoce del ministero Kim Hyung-Seok.
Il ministro, nel resoconto del presidente della commissione parlamentare Yoo Won-chul ripreso dalla Yonhap, ha osservato che si valutano "tutte le opzioni possibili". L'esercito di Seul, nei piani militari, è pronto a demolire il 70% della prima linea del Nord entro cinque giorni nel caso di provocazione grave di Pyongyang contro il Sud, ha detto Yoo.
Prima del blocco degli ingressi deciso dal Nord, a Kaseong risultavano esserci 861 sudcoreani e sette lavoratori stranieri, scesi a 4 dopo che a tre è stato concesso di rivarcare la linea di confine verso mezzogiorno (le ore 5 circa in Italia). Questa mattina, nei piani originari, 484 lavoratori e 371 veicoli di Seul avrebbero dovuto raggiungere Kaesong. A causa del divieto, a 46 persone sarà permesso il rientro nel pomeriggio, lasciando 822 lavoratori al complesso: il calo drastico delle partenze, rispetto agli ipotizzati 466, è legato comunque all'esigenza delle 123 aziende della zona industriale di consentire la regolare operatività degli impianti.
Pochi giorni fa Pyongyang aveva già minacciato di chiudere l'area a sviluppo congiunto se la Corea del Sud non avesse fermato gli "insulti" sul fatto che il distretto restasse aperto "solo per la necessità" di Pyongyang di raccogliere risorse finanziarie fresche. "Se il gruppo di traditori (del Sud, ndr) continua a parlare del fatto che la zona di Kaesong è mantenuta operativa a danno della nostra dignità, allora - aveva riferito l'agenzia ufficiale Kcna - il distretto sarà chiuso senza pietà".
Kaesong genera ogni anno nelle casse nordcoreane flussi per 87 milioni di dollari, in prevalenza grazie ai salari dei circa 53.000 lavoratori impiegati, fornendo supporto a oltre 250.000 persone, includendo anche i familiari.
Se la Corea del Nord continuasse a negare l'ingresso ai lavoratori sudcoreani, sarebbe equivalente alla chiusura del complesso perché le fabbriche di Kaesong non possono mantenere in funzione le linee produttive senza i rifornimenti di materie prime che vengono mandate regolarmente dal Sud al Nord.
Il complesso industriale ha avviato la produzione nel 2004, perlopiù con manodopera nordcoreana e know-how del Sud. Nord e Sud Corea non permettono ai loro cittadini di viaggiare da un Paese all'altro senza autorizzazione, ma finora costituiva un'eccezione quella dei lavoratori di Kaesong. Nella città di frontiera di Kaesong ci sono 120 ditte sudcoreane, dove lavorano 53mila lavoratori nordcoreani. Nel 2012, con la manodopera nordcoreana efficiente e a basso costo, il complesso di Kaesong ha prodotto beni per un valore di 470 milioni di dollari.
Già nel 2009 Pyongyang chiuse la frontiera a seguito delle esercitazioni militari congiunte fra Usa e Sud Corea, bloccando a Kaesong per diversi giorni centinaia di lavoratori sudcoreani. Successivamente ripresero nel complesso le operazioni normali.
La Cina condanna tutte le "azioni e le parole provocatorie" che minacciano "la pace e la stabilità nella penisola coreana e nella regione". Lo ha dichiarato il vicepremier Zhang Yusui, commentando la decisione della Corea del Nord di chiudere il distretto industriale congiunto di Kaesong. Zhang ha rinnovato l' appello già rivolto nei giorni scorsi dalla Cina a "tutte le parti in causa" affinchè "mantengano la calma ed esercitino la moderazione".
Per Mosca, la situazione che si è creata tra la Corea del Nord e la Corea del Sud è "esplosiva". Lo ha detto il viceministro degli esteri Igor Morgoulov, esprimendo la preoccupazione della Russia. "Non penso che nessuna delle parti stia deliberatamente cercando di scatenare un'azione militare - ha spiegato Morgoulov all'agenzia Interfax -, ma nell'attuale atmosfera surriscaldata un elementare errore umano o un problema meccanico potrebbero bastare a causare sviluppi incontrollati cher farebbero precipitare la situazione a livelli critici".
ecco qui anche un video per il servizio : ---> http://www.repubblica.it/esteri/2013/04/03/news/crisi_coree_seul_evoca_possibile_azione_militare-55835038/?ref=twhr&utm_source=dlvr.it&utm_medium=twitter
@credits: repubblica.it
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