lunedì 1 aprile 2013
[Economia/Corea del Nord] Corea del Nord, torna il premier riformista.
Riportiamo:
I venti di guerra che verso sud soffiano dalla Corea del Nord potrebbero essere in realtà una cortina fumogena per coprire - di fronte all'opinione pubblica interna, compattata dietro la retorica della potenza di regime - manovre che indicherebbero le reali priorità di Pyongyang. Una su tutte: intervenire sul motore economico di un Paese in cui, secondo le Nazioni Unite, due terzi della popolazione convive quotidianamente con la penuria di cibo. E ribaltando scelte del precedente leader.
Si spiegherebbe così la nomina a premier della Corea del Nord di Pak Pong-ju, già primo ministro nel quadriennio 2003-2007, dalla visione notoriamente riformista, durante l'annuale sessione primaverile del parlamento nord-coreano. Pak subentra all'82enne Choe Yong Rim. Un chiaro segnale, secondo gli analisti, della volontà del leader Kim Jong-un di focalizzare gli sforzi sullo sviluppo economico.
Secondo quanto riportò all'epoca il quotidiano giapponese Mainichi Shimbun, nel 2007 Pong-ju fu sollevato dall'incarico durante il suo precedente mandato per via di una proposta di riforma del sistema salariale che prevedeva incentivi su base oraria anziché mensile, troppo simile a quello che caratterizza il sistema capitalistico americano.
"Pak Pong-ju impersona le riforme economiche", spiega John Delury, professore e analista della Corea del Nord della Yonsei University di Seul, secondo il quale non ci si può aspettare interventi radicali nell'economia. Una possibile
mossa di Pyongyang potrebbe essere quella di stornare risorse dal bilancio militare e dirottarle nel sistema economico.
Un altro analista, Koh Yu-hwan della Dongguk University di Seul, ricorda come, con Pak alla premiership, la Corea del Nord avesse mosso i primi passi verso l'economia di mercato, almeno in alcuni settori, innestando poi una repentina retromarcia. La nuova nomina di Pak Pong-ju suonerebbe, dunque, come un messaggio spedito dal regime al mondo esterno, per dire che la Corea del Nord è intenzionata ad abbassare la tensione e a concentrarsi sulla propria rivitalizzazione economica, conclude Koh Yu-hwan.
Ancora Delury, però, rileva come il messaggio di Pyongyang sia un po' più articolato. A dispetto dell'onda montante dell'ostilità, la retorica di regime si è focalizzata su un duplice binario: da una parte la necessità di rafforzarsi economicamente, dall'altra proseguire con il proprio programma nucleare. "In pratica - spiega l'analista - Kim Jong-un sta dicendo: attenzione, siamo sempre concentrati sull'economia, ma lo stiamo facendo con il nostro deterrente nucleare intatto".
Ecco come andrebbe interpretato, dunque, il comunicato diffuso dall'apparato nord-coreano domenica scorsa, al termine di una seduta plenaria del Comitato Centrale del Partito dei Lavoratori, presieduta da Kim Jong-un, in cui sarebbe stata messa a punto la strategia del doppio binario. Nel testo si legge: "Le forze armate nucleari rappresentano la vita della Nazione, che non potrà mai essere abbandonata fino a quando esisteranno sulla terra gli imperialisti e le minacce nucleari".
Con un simile input, l'assemblea suprema del popolo, il parlamento nordcoreano, ha poi approvato il rafforzamento delle attività di sviluppo delle armi nucleari. Inoltre, l'Assemblea ha dato il via libera all'adozione della "normativa sullo sviluppo dello spazio" e alla "creazione di un apposito Ufficio per lo sviluppo dei piani spaziali".
Secondo gli analisti americani, un attacco su larga scala da parte di Pyongyang è improbabile, simili minacce sono con più probabilità tentativi di ottenere un ammorbidimento delle politiche nei confronti della Corea del Nord da parte del nuovo governo di Seul, di arrivare a colloqui diplomatici con Washington e di consolidare le credenziali del giovane leader militare nordcoreano in patria.
Oggi la Casa Bianca ha fatto sapere, tramite il portavoce Jay Carney, di aver preso sul serio la minaccia nordcoreana ma di non avere osservato segnali di mobilitazione militare su larga scala da parte di Pyongyang. "Nonostante l'aspra retorica che ascoltiamo da Pyongyang, non vediamo cambiamenti nell'atteggiamento militare nordcoreano", ha spiegato il portavoce.
Al di là delle interpretazione e delle analisi, Seul tiene comunque alta l'attenzione. La presidente Park Geun-hye, secondo quanto riferito da fonti presidenziali, ha esortato le forze armate: "Se ci sarà una qualsiasi provocazione contro la Corea del Sud e il suo popolo, dovrebbe esserci una forte risposta nel combattimento iniziale senza considerazioni di carattere politico".
Intanto, negli Stati Uniti si rafforza il sospetto che, nel test effettuato lo scorso 12 febbraio, la Corea del Nord possa aver sperimentato una bomba all'uranio arricchito. Gli accorgimenti adottati dal regime di Pyongyang per mantenere celata ogni traccia del test spingono gli analisti a ritenere che gli scienziati nordcoreani potrebbero avere testato una nuova tecnologia, dopo i due precedenti esperimenti fatti a partire dal 2006 con bombe al plutonio.
Le poche tracce di radioattività disperse nell'atmosfera vengono attentamente esaminate per ricavare indicazioni sulla natura dell'esperimento compiuto. Se venisse appurato con certezza che si è trattato di una bomba all'uranio, si avrebbe la conferma che la Corea del Nord è in grado di maneggiare con successo entrambe le tecnologie impiegate per la costruzione di un ordigno nucleare. Inoltre, questo farebbe aumentare i timori riguardo a una possibile collaborazione con l'Iran in materia di tecnologia nucleare.
Proprio gli Stati Uniti sono ritenuti responsabili dell'ultima escalation dalla Corea del Nord, per le nuove sanzioni imposte in concorso con l'Onu a seguito del test nucleare di febbraio e per i caccia invisibili F-22 inviati da Washington per le esercitazioni annuali congiunte con la Corea del Sud, che Pyongyang considera manovre in preparazione di un'invasione.
@credits: Repubblica.it
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